Durante la sessione di esami estiva è difficile potersi
dedicare alle proprie passioni o poter dare in ostaggio le proprie orecchie ad
una amica che ne ha bisogno, ma anche solo a se stessi.
Non c’è mai abbastanza
tempo, per far quadrare tutto.
Non c’è tempo per andare in giro e farmi
ispirare dalle persone, dal corso fluente delle cose, dagli animali, dal
quell'albero che ha le foglie di un verde intenso e che fa filtrare la luce in
un modo che solo lui sa fare, dall'odore dei tigli e dei gelsomini, da un buon
piatto ricco di sapori nuovi ( la mia anima da buon gustaia è sempre presente).
Insomma, pare che fino alla fine degli esami sarò un piccolo robot chiuso in
casa a studiare.
Zero ispirazione ho pensato inizialmente.
Ma come posso non essere ispirata da ciò che
studio? Impossibile! Quest’estate, schierati
al mio fianco ho quelli che vengono considerati i più grandi della
letteratura. Come direbbe il mio professore una squadra di calcio imbattibile;
schierati nel loro schema invincibile, sono sempre pronti per fare gol nella
rete della poesia: Cino, Guido, di nuovo Guido, Cecco e tanti altri, ma lui, il
nostro bomber, la nostra punta di diamante che non sbaglia mai ai rigori,
Dante.
Non voglio elogiare ulteriormente questi, a volte grandi, a
volte lungimiranti, a volte geniali poeti.
No. Voglio elogiare
le tenzoni. Cosa c’è di più miracoloso di discutere con la poesia? È
semplicemente fantastico. Niente cose scurrili, di cui ti puoi pentire, nessuno
che grida, niente cose dette lì tanto per dargli fiato. No. Complicatamente
poesie, sonetti in rima, con schemi metrici ben definiti, che portano la voce
del poeta. Che portano il PENSIERO del poeta ad un destinatario, e anche lui
gli risponderà a suon di endecasillabi. Tramite la poesia, esprimevano davvero qualsiasi cosa, dai forti
sentimenti per le donne, alle ingiustizie del secolo. Scambi reciproci di
lamentele e consigli.
Mi chiedo, cosa accadrebbe se questa abitudine fosse rimasta
viva nel tempo?
Cosa succederebbe, oggi, se ci scambiassimo le opinioni divergenti e non, attraverso le rime?
Alcuni s’impegnerebbero a portare avanti questa tradizione
nel modo più genuino possibile, poiché conoscono le origini del poetare, e si
farebbero carico di un impegno importante:
portare alto il nome della poesia italiana, con le sue tradizioni e con
le sue novità. Tuttavia, i miei occhi cinici, e anche un po’ veggenti,
vedrebbero un futuro oscuro per le risposte in rima. Finirebbe tutto per andare
di moda, anche tra i più cretini, si vedrebbero pubblicità in tv dove un gatto
ti dice di inviare un sms a un numero spilla soldi per ricevere la tua tenzone
di risposta.
Insomma farebbe
cagare. Quindi tutto sommato, meglio rimanere così, ognuno con il suo tempo da
vivere, senza rovinare le cose belle. Ognuno con le sue croci e le sue delizie del
tempo. Loro poetavano ogni dì, ma avevano la peste in circolazione (avevano
disgrazie anche loro, insomma avevano il loro “Amici di Maria”).
Noi invece, abbiamo tante possibilità, e la nostra più grande disgrazia è di non saperne usufruire al meglio.
lil.J*
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