Eccoci al famoso confine, che dopo tutte quelle lezioni di geografia da piccola mi immaginavo che il confine fosse una linea disegnata per terra, mica una cosa immaginaria, no no proprio una linea di vernice rossa incandescente. Ed io che ancora non sono cresciuta, non sapevo bene cosa mi dovesse aspettare al confine. Sono espatriata tante volte, ma sempre prendendo un aereo, che ti priva totalmente di pensare al confine e di provare quella sensazione del troverò o non troverò questa famosa linea?
Invece niente, velocemente, un momento prima stavamo a Latte, in Italia, il momento dopo eravamo già in Francia a Menton. ( ci tengo a sottolineare quanto sia assurdo che le due città di confine si chiamino Latte e Menton, che non fanno altro che rievocare quella bevanda dall'accoppiata strana).
Quanto è potente questo confine, che anche se non esiste impone immense diversità.
Anche se la brezza francese l'aveva già respirata a San Remo, a Menton la francesità si fa più intensa nell'aria e soprattutto nella gente.
Menton è una piccola meraviglia, quando ci cammini attraverso ti pare di essere rimpicciolito, come alice dopo che ha bevuto dalla bottiglietta, e di essere finito in uno di quei componimenti perfetti che si usano per costruire il Presepe, fatto di casette e viette piene di vita e, immagini, piene di profumi. Uno di quelli che quando lo vedi in vendita, dietro la teca di vetro, ti ci fermi almeno cinque minuti a guardarlo, per i dettagli ma soprattutto per l'atmosfera calda che trasmette.
Per ora la costa azzurra promette profumo e colori.
Camminiamo per il centro e troviamo vetrine imbandite di dolciumi, marmellate, salse cioccolatose, spezie, saponette a tutti i gusti possibili quasi da mangiarsele, sacchetti di lavanda e persino una montagna di meringhe.