lunedì 28 gennaio 2013

Svarie ed eventuali. pezzi di giorni.

Due volte la settimana lavoro per mettermi qualcosina da parte, per un futuro viaggio o per la birra del dopo cena, insomma per i miei vizietti.
Lavoro in una piccola pizzeria, ed è proprio in quel posto che incontro e vengo a contatto con i più svariati, originali, pazzi, rompiscatole, folli esseri umani. 
Sarà forse per questo che mi piace così tanto andare a lavoro?
Tra un rompiscatole e l'altro, ci sono dei giorni davvero fortunati in cui si possono conoscere delle splendide persone e scambiarci quattro chiacchiere, l'altro mercoledì, ad esempio, ho avuto uno splendido incontro.

MERCOLEDì.

Siamo a metà serata, siamo tutti stanchi ed ecco che arrivano altri clienti, la ragazza al banco sbuffa, perché è la più stanca di tutti, è lì dalla mattina e suoi  capelli ed i suoi occhi non fanno che urlarlo a tutti, per questo si nasconde dietro il frigo e mi molla il cliente come fosse un sacco pesante che non riesce a trasportare. 
Eccoli lì questi pesantissimi clienti, sono una famiglia di Rom e come da loro tradizione sono tanti, la mamma, il papà, quattro figli maschi e tre figlie femmine. Il padre fa scegliere i gusti delle pizze alla più piccola della famiglia che è tutta un sorriso, dopo aver fatto l'ordine decidono di sedersi intorno al tavolino che abbiamo all'interno, che teoricamente uso io per prendere le ordinazioni e rispondere al telefono, ma tolgo tutto e gli aggiungo delle sedie in più, si siedono contenti e mi ringraziano che ho lasciato loro il tavolo libero.
Poi la madre mi chiede se possibilmente possono avere dei fritti, ed io glieli porto volentieri, mi sono simpatici perché portano con loro un caos moderato che genera sorrisi ed inoltre sono il prototipo del cliente perfetto, tanto gentili e sempre a ringraziare, persino i bambini più piccoli, che spesso sono i più ostici con le buone maniere.
Ma il resto delle persone all'interno della pizzeria non vede nulla di ciò che vedo io. Immagino che tutti quanti abbiano dei grossi fondi di bottiglia davanti agli occhi, dei vetri spessi fatti di paure e preconcetti, che gli impediscono di conoscere questa splendida famiglia, che non ha niente di meno di una qualsiasi altra famiglia.

Di norma noi tutti dovremmo distaccarci dalle idee nate da pregiudizi e dalla facciacce nate da una sorta di fobia, ma come si fa a farsi scivolare addosso quel silenzio che la tua presenza genera?
Forse i più forti riescono a soffiarlo via come fosse una piuma leggera impigliata al maglione, ma non siamo tutti forti, e anche i più forti prima o poi non ce la fanno.
Eccoli lì, tutta la famigliola si alza dal tavolo e decide improvvisamente di aspettare l'ordine fuori dalla pizzeria, preferendo il freddo dell' inverno al freddo della xenofobia.
Il valore di una persona non si misura in base alla provenienza della sua cultura, ne dall'edificio religioso che frequenta, si quantifica, secondo me, in base al rispetto che si ha nei confronti di ciò che abbiamo intorno.
Dovrebbero inventarlo un aggeggio che quantifica il valore, così andremmo in giro con il nostro rispettometro nella tasca senza doverci più preoccupare del giudizio e delle apparenze, ma questo sarebbe comunque giudicare?
Una macchina iper tecnologica che ti dice quanto vali...probabilmente il tasso di suicidi si eleverebbe troppo.
No un rispettometro sarebbe davvero troppo. Forse è meglio così, giudicare per potersi rendere conto che il giudizio era sbagliato.
 Si decisamente umano, errare per non perseverare.

Tornando al mercoledì, il fatto che più mi ha destato curiosità in quel padre Rom è stata la sua naturalezza, la sua voglia di sentirsi alla pari con gli altri, la sua volontà di essere un cittadino come lo è qualsiasi altro, la testa alta nei confronti degli "schifatori" di altre culture. Così tanto in cerca di normalità da chiedermi se potevamo uno di quei giorni consegnarli la pizza a casa...

-" ma certo che possiamo portare la pizza a casa, guardi io le do il numero della pizzeria e lei quando vuole ci chiama, basta che da il suo indirizzo e a meno che non abita troppo lontano noi gliela portiamo"-

-" ah, io abito alla metro"-
-" vicino alla metro laurentina?"-
-" No, ha presente la metro il supermercato?"-
-" si"-
-" bene noi abitiamo nella roulotte parcheggiata nel parcheggio della metro"-

Un incontro decisamente interessante.
viva la semplicità, la trasparenza, la spontaneità, l'indipendenza, l'originalità ma soprattutto la libertà.


Lil.Joy