sabato 29 giugno 2013

Biscotti della fortuna.


La bimba che è in me mi fa adorare i biscotti della fortuna.
Ecco cosa mi hanno riservato oggi:
Il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina.



venerdì 28 giugno 2013

Il Giardino Dei Tarocchi.


Voglio approfittare della serata relax, per raccontarvi di un posto speciale.
Ancora non ho visto tutto il mondo, (e giuro prima o poi prenderò la mongolfiera e partirò all'avventura) ma sono quasi certa, che lui sia il miglior posto in assoluto.

Sdraiatevi. Chiudete gli occhi e… ah no aspettate non potete chiudere gli occhi dovete leggere! 
Fate questo sforzo perché ne varrà la pena. 
Vi porterò in un luogo in cui persino le foglie degli alberi sono magiche.
Non tutti sanno che nelle vicinanze di Capalbio, esattamente a Pescia fiorentina, si erge, su un colle un giardino speciale.

C’era una volta, una me più piccola, aveva nove anni circa. Un giorno con la sua classe andò in gita, non sapeva bene cosa l’aspettasse, sapeva solo che il posto dove sarebbero andati si chiamava Il Giardino dei Tarocchi. Una volta arrivata, e scesa dal pullman, si ritrovò di fronte un cancello gigante (  forse le sarà parso così grande perché lei era tanto piccola). Varcate le soglie, si ritrovò in un giardino, non uno di quelli curati nei minimi dettagli, no, uno di quelli in cui  gli alberi crescono come la natura comanda. 



Camminando per il sentiero di terra, talmente bianca da riflettere i raggi del sole negli occhi, quasi accecata, la piccola me, si trovò di fronte alla piazzetta principale del giardino, una piazza con tanto di fontana, ma non una qualunque; una bellissima fontana grande e rotonda, nella quale, l’acqua, veniva circondata da un lunghissimo serpente, le cui squame, erano mosaici blu e azzurri. Al centro della fontana una ruota girava, e ad ogni giro faceva fuoriuscire un getto potente d’acqua.
La piccola me, non sapeva più dove guardare, le mancava il fiato per lo stupore, perché insieme al serpente, c’era anche un drago di specchi verdi, e su, in alto, c’era una casa gigante a forma di donna; subito a destra un arco tutto colorato, con una grande aquila in cima; e vicino un albero i cui rami erano serpenti, e le cui radici erano virtù; e proprio sopra la fontana si ergeva maestoso un volto blu notte.  Insomma nulla in quel luogo era banale o noioso, tutto prendeva vita, grazie ai colori e alla luce riflessa dagli specchi. Tutto era intriso di magia e significati.

statua di Adamo ed Eva

La piccola me si ritroverà davanti a quello che da lì in poi resterà sempre una realtà surreale, scolpita nella piccola testolina come fosse un’ossessione positiva. Dopo quella giornata, quel luogo mi è rimasto davvero impresso nel cuore e nella mente, perché è semplicemente magico ( già l’ho detto?). Se avete figli fategli questo splendido regalo, portateli nel mondo in cui l’immaginazione diventa realtà.  E se invece non avete figli, fatevi questo regalo, immergetevi nella bellezza pura, nella natura incontaminata e respirate un po’ d’aria corretta con l’arte di Niki de Saint Phalle.

               

Sono cresciuta. Ben undici anni dopo, sono tornata in quello stesso giardino, e sono tornata bambina; e allo stesso tempo ho respirato qualcosa di nuovo: le statue, la casa, gli alberi, l’acqua delle fontane, erano uguali a come le ricordavo, ma erano ancor più speciali. In certi posti bisognerebbe andare quando si è piccoli per poi tornarci da grandi, per captare e recepire al meglio le storie che il luogo ha da raccontare; un po’ come quando si leggono certi libri, che bisogna leggerli più volte anche a distanza di anni per comprenderli a pieno.

                                                          





 Il Giardino dei Tarocchi è opera di una grande artista francese, la mia preferita insieme a Frida Kahlo, Niki de Saint Phalle, la cui arte è arte, gioco, vita, gioia, stelle, musica, amicizia, colore e amore. Tutte queste virtù e cose splendenti si riflettono, nel vero senso della parola, nei frammenti di specchi colorati che vanno a costituire la superficie delle sue statue, ma anche della sua casa situata anch'essa all'interno del parco. 

 I bambini ne rimangono estasiati e sbalorditi e gli adulti ne vengono rapiti. La cosa più bella, merito della madre che ha partorito questa magia, è che tutti ma proprio tutti siamo custodi di questo regno di colore e pace, perché ogni persona che vi è stata, porta con sé, almeno un frammento di specchio nel cuore. Ogni vetro ti sorride, ogni specchio è intriso di gioia e ogni ceramica ha da raccontarti una storia nuova. La natura intorno, abbraccia i pensieri, li raduna, li sprigiona per poi imprigionarli nuovamente, nelle superfici riflettenti, e tu, spettatore ignaro, guardandoci attraverso non potrai fare altro che leggerli come fossero un libro aperto.

 Il Giardino Mi fa sentire parte dei raggi di sole, che velocissimi rifrangono sulle mattonelle colorate;  d’improvviso riesce a trasformarmi nel pigmento del mio colore preferito. Non ci sono parole per esprimere la Gioia che ho nel cuore, ripensando a lui.





giovedì 27 giugno 2013

Quando ti ritrovi con solo la rena nel frigo pt 2

Ok, posso confermare la sensazione olfattiva, sono davvero buoni questi intrugli biologici.  Forse chiamarli intrugli non gli rende giustizia, ma posso assicurare che il significato della parola ‘intruglio’ nel mio vocabolario è più che positiva.


Non c’è stato bisogno di usufruire del  piano b, mi è bastato il leggerissimo piano A.  Mi devo sempre ricordare che quando non mi va di cucinare c’è sempre la soluzione a portata di mano, basta cercare, e lei è lì, nascosta nel  frigo o adagiata sui ripiani del supermercato. 
Chi cerca trova.

Ecco la mia soluzione. Hamburger di farro e broccoli con insalata condita con olive nere. Good.


E  quando la fame si fa nera, e il deserto piove nel vostro frigo, qual'è la vostra soluzione?


http://www.carrefour.it/landing/121115-bio.html

Quando ti ritrovi con solo la rena nel frigo pt 1




Stamattina. Con la faccia sonnolenta ho fatto una ricognizione di ogni dispensa della mia cucina, e a malincuore, mi sono accorta che era tutto completamente deserto. Poi con un lume verde di speranza ho aperto il frigo e…niente morirò di fame, perché pare che la rena d’Etiopia abbia deciso di stabilizzarsi nella mia cucina.  Vabbè la soluzione è semplice, andare a fare la spesa.

Ebbene, anche nel fare la spesa, bisogna essere coraggiosi, e provare cose nuove!  Alla scoperta della linea carrefour bio…burger di farro e broccoli! ( però ho comprato anche il piano b, semplice hamburger, non si sa mai!)


Per ora l’odore sembra buono…

martedì 25 giugno 2013

Mi piace il calcio, ma preferisco la Luna in perigeo.

Ebbene, da qualche tempo mi sono appassionata al calcio, mi piace, lo seguo, mi informo e lo aspetto un po’ come fa mio padre ogni domenica da quando è nato, ma con meno enfasi e meno paranoie.
C’è chi sostiene, che questa mia “ passione” sia nata dallo scervellamento inflittomi dallo sguscio, ( il mio migliore amico nonché mio ragazzo)  che è un super tifoso ( roba di sciarpe, vuvuzela grida, balletti, superstizione, ognuno ha il suo posto e nessuno lo deve cambiare, varie grattatine prima e durante i rigori, il cronista preferito, e assolutamente, non si prendono impegni quando c’è la partita). Ma secondo voi, io davvero, starei lì ogni domenica o sabato o giorno che sia a guardare partite, pre-partite e post-partite solo perché piace allo sguscio?  

Sicuramente, la scoperta del mondo calcistico, la devo a lui, e alla sua famiglia, ma io ho deciso di voler continuare a far parte di quella tradizione domenicale, perché mi diverte, perché anche se non sono in campo a passarsi la palla insieme ai giocatori, vedo l’impegno in chi la guarda; anche se urlare ad alta voce di tirare, non cambia le sorti della partita.
Guardare la partita non è solo guardare la partita, è molto di più, è adrenalina è divertimento è gioia ma anche delusione e sconfitta; la domenica calcistica è cenare con una piadina ripiena, ( le famose piadine umbre ) tra il primo e il secondo tempo in fretta e furia, e sparecchiare dopo il post partita; smangiucchiare arachidi e sorseggiare birra; stare spaparanzati sul divano accoccolati l’uno all'altro, e piano piano chiudere gli occhi e addormentarsi quando anche i giornalisti sportivi non sanno più che dire.




E quando il campionato finisce, è inevitabile essere un po’ nostalgici di tutto ciò, per questo ( secondo me) si sono inventati la confederation cup. 
Ma, nonostante la nostalgia, quando arriva l’estate non si può stare in casa a guardare la partita, soprattutto se fuori nel cielo c’è la Luna più bella dell’anno! Ma i punti di vista sono molteplici, quindi si trova il compromesso che permette a l’uno di gustarsi Italia- Brasile e all’altra ( io) di osservare la Luna in perigeo. 


Ed eccoci arrivati al punto, domenica sera ci siamo concessi cenetta a base di pesce e passeggiata sulla spiaggia sotto la luna, insomma un classico nel database delle serate romantiche. Cosa c’è da dire? Il nostro ristorante di fiducia, situato sulla spiaggia non ci delude mai, e il mare di notte tanto bello quanto pauroso è la perfetta colonna sonora della serata. E la luna, è magica; ma che lo dico a fare? Miriadi di poeti ne hanno cantato la bellezza, e non c’è da chiedersi perché.
Pare una spiaggia inondata d'argento fuso.

venerdì 21 giugno 2013

Il reality show più assurdo della terra e le mie fantasie post studio.

Ok.  Non ci credo, sto guardando quello che è uno dei programmi televisivi più assurdi che esistono. Se non avete mai visto “ Love in the wild” non potete capire di cosa sto parlando.  Praticamente hanno spedito un tot di persone su delle isole immerse nella natura incontaminata, e fino qui, non c’è nulla di strano, ce ne sono mille di reality così, ma qual è il motivo per cui lo fanno? Per ritrovare se stessi? Per vincere soldi? Perché sono degli appassionati delle nature selvagge? No. Niente di tutto ciò, la risposta è…per  trovare l’amore. Sono divisi in coppie e convivono e affrontano prove.  La cosa più assurda è che le coppie che si vanno a  formare non rimangono fisse, ma ovviamente ci si scambia il partner, così, per provarli tutti, come fossero tanti tipi di salse da assaggiare con le patatine. Pessimo. La domanda è, ma perché io ancora me lo sto guardando?
Avete presente quando uno è talmente tanto interdetto da un evento, che non si può  fare a meno di non parlarne? O continuare ad osservare suddetto evento?!  La cosa bella è che dopo che si sono fatti un mazzo per superare la prova, chi arriva per primo si merita una nottata al resort compresi di massaggi e sminchiole confortevoli al ylang ylang.  Ma perché non fanno un reality show dove si premiano le persone che stanno chiuse in casa a studiare tutto il giorno? Io lo apprezzerei, mi iscriverei all’istante! Io, che in questo momento sono meno attraente di una bertuccia con i pidocchi, perché si sa, prima degli esami, si studia e basta. Cioè neanche ci si lava fra un po’. Però io non appartengo alla categoria “ Se mi lavo esce tutto il sapere dal mio corpo”. Comunque, nella mia mente piano,piano si sta concretizzando la fantasia del reality perfetto, non  sarebbe magnifico se a fine giornata, dopo ore e ore di scervellamento, suonano alla porta, apri e c’è un tizio che ti dice: “ Complimenti, oggi hai studiato talmente tanto bene e soprattutto talmente TANTO che hai vinto un massaggio di settordici ore!”. Invece no, mi accontento del divano e del gatto che fa la pasta sulla mia pancia.

 Ok la mia depressione pre-esame sta prendendo eccessivamente il sopravvento, le mie fantasie diventano folli, forse la doccia laverà via la stanchezza e non il sapere.( speriamo).
Lil.J*

malsani pensieri causati dagli esami estivi.

Durante la sessione di esami estiva è difficile potersi dedicare alle proprie passioni o poter dare in ostaggio le proprie orecchie ad una amica che ne ha bisogno, ma anche solo a se stessi. 
Non c’è mai abbastanza tempo, per far quadrare tutto. 
Non c’è tempo per andare in giro e farmi ispirare dalle persone, dal corso fluente delle cose, dagli animali, dal quell'albero che ha le foglie di un verde intenso e che fa filtrare la luce in un modo che solo lui sa fare, dall'odore dei tigli e dei gelsomini, da un buon piatto ricco di sapori nuovi ( la mia anima da buon gustaia è sempre presente). 
Insomma, pare che fino alla fine degli esami sarò un piccolo robot chiuso in casa a studiare. 
Zero ispirazione ho pensato inizialmente.  
Ma come posso non essere ispirata da ciò che studio? Impossibile! Quest’estate, schierati  al mio fianco ho quelli che vengono considerati i più grandi della letteratura. Come direbbe il mio professore una squadra di calcio imbattibile; schierati nel loro schema invincibile, sono sempre pronti per fare gol nella rete della poesia: Cino, Guido, di nuovo Guido, Cecco e tanti altri, ma lui, il nostro bomber, la nostra punta di diamante che non sbaglia mai ai rigori, Dante.
Non voglio elogiare ulteriormente questi, a volte grandi, a volte lungimiranti, a volte geniali poeti.
No.  Voglio elogiare le tenzoni. Cosa c’è di più miracoloso di discutere con la poesia? È semplicemente fantastico. Niente cose scurrili, di cui ti puoi pentire, nessuno che grida, niente cose dette lì tanto per dargli fiato. No. Complicatamente poesie, sonetti in rima, con schemi metrici ben definiti, che portano la voce del poeta. Che portano il PENSIERO del poeta ad un destinatario, e anche lui gli risponderà a suon di endecasillabi. Tramite la poesia, esprimevano davvero qualsiasi cosa, dai forti sentimenti per le donne, alle ingiustizie del secolo. Scambi reciproci di lamentele e consigli.
Mi chiedo, cosa accadrebbe se questa abitudine fosse rimasta viva nel tempo?
 Cosa succederebbe, oggi, se ci scambiassimo le opinioni divergenti e non, attraverso le rime? 
Alcuni s’impegnerebbero a portare avanti questa tradizione nel modo più genuino possibile, poiché conoscono le origini del poetare, e si farebbero carico di un impegno importante:  portare alto il nome della poesia italiana, con le sue tradizioni e con le sue novità. Tuttavia, i miei occhi cinici, e anche un po’ veggenti, vedrebbero un futuro oscuro per le risposte in rima. Finirebbe tutto per andare di moda, anche tra i più cretini, si vedrebbero pubblicità in tv dove un gatto ti dice di inviare un sms a un numero spilla soldi per ricevere la tua tenzone di risposta.

 Insomma farebbe cagare. Quindi tutto sommato, meglio rimanere così, ognuno con il suo tempo da vivere, senza rovinare le cose belle. Ognuno con le sue croci e le sue delizie del tempo. Loro poetavano ogni dì, ma avevano la peste in circolazione (avevano disgrazie anche loro, insomma avevano il loro “Amici di Maria”). 
Noi invece, abbiamo tante possibilità, e la nostra più grande disgrazia è di non saperne usufruire al meglio.

lil.J*


mercoledì 12 giugno 2013

Alla scoperta del mio albero.

Ho scritto molto, su quanto è importante conoscere le culture altrui, ma mi sono soffermata solo nel descrivere le mie esperienze extra-italiche.
L’Italia, è uno stato, quindi un paese unitario; ma entro il suo perimetro, possiamo distinguere numerose realtà, tutte diverse tra loro.  Ogni Regione, città, contrada ha le sue tradizioni, e se c’è qualcosa di cui dobbiamo andare fieri, è che certe tradizioni rimangono vive anche per secoli poiché, vengono tramandate di generazione in generazione .
Sarebbe bello poter conoscere ogni piccola tradizione, che va ad intrecciare la trama della cultura ITALIANA. Una cultura che dobbiamo sempre difendere e coltivare per far si che ad ogni raccolto, si vedano i suoi frutti dolci e maturi.
Per iniziare a conoscere il nostro paese, dovremmo iniziare a conoscere le nostre origini.
Il mio sangue ( metaforicamente parlando) vanta un mix di diverse realtà regionali, e proprio da queste ho deciso di far partire il mio viaggio alla scoperta della storia di una famiglia. Una famiglia, non è altro che l’intreccio, l’incontro di tante esistenze che si uniscono, per dar vita ai rami folti di uno splendido albero.
Alla scoperta di ogni radice, di ogni singolo pezzo della corteccia, di ogni ramo e di ogni germoglio.
Oggi mi sono addentrata tra i rami montanari, per essere più precisi, rami di origini Trentine, Levico-Terme.
La mia cara Nonna, mi ha insegnato a fare lo strudel!
Lo strudel è un dolce diffuso nell’area settentrionale dell’Italia, in particolare nel Veneto, nel Friuli Venezia Giulia e nel Trentino Alto Adige.  La storia di questo dolce è assai antica, esso infatti ha origini nell’impero Bizantino, e si è poi diffuso nell’Impero Austro-Ungarico con il nome di strudel ( dal tedesco> vortice) data la sua forma.
Possiamo aggiungere che in Turchia, luogo che un tempo faceva parte  dell’Impero Bizantino, ancora oggi, esiste un dolce molto simile al nostro strudel, chiamato Baklava.
Questo che indicherò qui sotto è uno dei tanti modi per fare lo strudel, infatti, una caratteristica di questo dolce, è che può essere creato, a seconda dei gusti, e delle usanze, con paste e con ripieni diversi.
Per prima cosa dobbiamo fare la pasta.
Ingredienti per 6 persone.
- 250 gr farina
- 1 uovo
- un cucchiaio di zucchero
- mezzo bicchiere d’acqua
- 100 gr di burro
- un pizzico di sale
- un cucchiaio di grappa
Come prima cosa dovremo far sciogliere il burro, stando attenti che non si bruci. Nel frattempo possiamo disporre la farina sul nostro piano di lavoro, a fontana, e nel mezzo mettere l’uovo, il sale e lo zucchero, iniziando lentamente ad amalgamare questi primi ingredienti. Quando il burro si sarà sciolto dovremo versarlo un po’ alla volta nel nostro impasto. Impastiamo bene il tutto con le mani. Quando ci sembrerà liscio ed omogeneo dovremo, sbattere sul tavolo il nostro impasto, come se fossimo delle vecchie lavandaie che sbattono i panni sulle rocce dei fiumi ( cit. Nonna). L’impasto sarà pronto quando risulterà elastico e liscio. Ora possiamo metterlo da parte, e lasciarlo riposare vicino una fonte di calore per almeno un quarto d’ora.
In questo tempo, dobbiamo dedicarci alla preparazione del ripieno.



Per il ripieno ci servono:
- 1 kg di mele
-50 gr di burro
- due cucchiai di biscotti tritati
- uvetta
-mandorle
- noci
-pinoli
-marmellata a vostra scelta
-buccia di limone
- un cucchiaio di zucchero
-cannella
Sbucciare e tagliare le mele a dadini. Aggiungere alle mele, la buccia di limone grattugiata, la cannella e lo zucchero. Per le dosi della cannella, siete voi, il vostro gusto a scegliere. Bisogna far riposare anche le mele, in modo tale che s’insaporiscano.
Siamo pronti per stendere l’impasto. Procuratevi un telo da cucina pulito su cui stenderete l’impasto con il mattarello. Quando l’impasto sarà ben steso, potrete spennellare il burro su tutta la sua superficie.
Aggiungete le mele, l’uvetta, le mandorle, le noci e i pinoli; qualche  cucchiaio di marmellata e i biscotti tritati che serviranno ad assorbire i liquidi che il calore farà fuori uscire dalle mele.
Aggiunti tutti gli ingredienti del ripieno, che possono essere variegati (una volta io ci ho aggiunto persino delle scagliette di cioccolato), dovremo chiudere il tutto. Iniziamo piegando una prima parte dell’impasto verso il ripieno, ora alziamo il nostro telo verso l’alto e spingiamolo verso di noi, questo movimento, fa si che lo strudel, quasi si pieghi da solo.

 Una volta chiuso l’impasto, lo si mette su una teglia ricoperta di carta forno, lo si spennella nuovamente di burro, e con le forbici andremo a fare dei taglietti, lungo tutta la superficie del nostro dolce. Possiamo infornarlo a 180 gradi per i primi minuti e poi potremmo abbassare i gradi per far terminare la cottura. I minuti variano da forno a forno.  Quando sarà cotto e raffreddato, ricordatevi di spolverare la vostra creazione con dello zucchero a velo.


Guten Appetit!

martedì 11 giugno 2013

Cena Peruana.

Los Sguscios y la Cena Peruana.

Dopo una faticosa giornata divisa tra lo studio folle ( pre esame) e il lavoro, i due sgusci si sono concessi una bella serata all’insegna del buon cibo e del divertimento. Le nostre papille gustative sono molto curiose, per questo ci piace conoscere nuove culture culinarie, e perché no, anche sperimentarle!  Questa sera due nostri amici ci hanno invitati a mangiare a casa loro, protagonista centrale dell’evento: il Perù. Grazie alla saggezza della mamma ( peruviana) del nostro amico e alla voglia d’imparare di Eleonora e Fabio ci siamo gustati un ottima cenetta. Sapori nuovi, spezie sconosciute e accoppiamenti mai pensati prima, insomma, la cucina peruviana ( per quel poco che ho scoperto) soddisfa i palati più impiccioni, i piatti non diventano mai monotoni e noiosi ma sono sempre pronti a stupirti boccone dopo boccone.   Per chi vuole cimentarsi in questa piccola ma gioiosa esperienza ecco qui di seguito nomi e ricette dei piatti da noi degustati.

Papas a la Huancaina 

Antipasto molto condito, protagonista del piatto le patate lesse, le uova, le olive nere e una deliziosa salsa al formaggio insaporita da una  varietà di peperoncino chiamato Ajì ( non vi preoccupate voi che non sopportate il piccante, si può mangiare tranquillamente senza diventare paonazzi o senza doverci rimettere la lingua).

Ricetta per  4 persone:
- 1 Kg di patate
- 2 spicchi d’aglio
- 400 gr di feta
- due cucchiai d’olio d’oliva
- 4 uova sode
- olive nere
- ajì giallo fresco
-lattuga ( per guarnire i piatti)
- sale q.b

Tagliare i peperoncini, togliendo tutti i semini che vi sono all’interno, e saltarli in una padella con l’olio e l’aglio.  A questo punto dobbiamo frullare il peperoncino e l’aglio appena  soffritti insieme alla feta, il sale e un goccio d’olio, fino ad ottenere una crema omogenea. Nel frattempo bollire le patate. Quando anche le patate saranno pronte, basterà riporre sul piatto la lattuga, le patate tagliate a metà e le uova e ricoprire il tutto con la salsa, per finire decorare il piatto con le olive nere.

¡Que aproveche!

Arroz  tapado

Primo e secondo fusi insieme, danno vita ad uno scrigno di riso bianco, al cui interno troviamo uno spezzatino di carne saporitissimo.

Ricetta per 4 persone:
- 2 bicchieri di riso basmati
-250 gr di carne (tritata)
- olive nere
-2 uova sode
- 1 cipolla
- 1 spicchio d’aglio
- 1 cucchiaio di paprika
- sale e pepe q.b
- una manciata di uvetta

Cuocere il riso. Nel frattempo in una padella soffriggere con olio d’oliva le cipolle tritate finemente, l’aglio e le spezie, quando questo composto avrà raggiunto un color dorato potremmo abbassare il fuoco e aggiungere per prima la carne, poi  le uova ( fatte a cubetti) l’uvetta e le olive nere denocciolate, infine aggiungere il sale.  Il momento topico della preparazione di questo piatto è sicuramente quello in cui dovremo impiattarlo. Muniamoci di ciotoline ( preferibilmente con una forma a cupola) iniziamo stendendo un primo strato di riso bianco, poi adagiamo la carne sul primo strato ed infine chiudiamo il tutto con il terzo strato con altro riso bianco, andando ad “imprigionare” la carne nel riso. Serviamo le nostre cupolette di riso rovesciate nel piatto, abbellendo il tutto con delle olive nere e qualche foglia di prezzemolo.


¡Que aproveche!

Lil.J.

lunedì 10 giugno 2013

Pepe, zenzero e cannella.

Cosa è stata Parigi?
una settimana di colori sgargianti, di melodie nate in strada, di artisti pieni di passione che regalano sorrisi ad adulti e bambini, di odori esotici portati da terre lontane. Un viaggio che posso riassumere in una foto.


Il mio desiderio dopo Parigi. 

Portare, un po' di quelle spezie qui giù, nel bel paese, sia nella cucina, sia nella vita.
Spezie di ogni colore e sapore, che si uniscono senza giudicarsi a vicenda.
 Co producono sapori nuovi, freschi, che allietano le papille gustative della vita.

Parigi è pepe.
Parigi è zenzero.
Parigi è cannella.

Au Revoir.

Lil.J.

Ad ognuno la sua spezia.


L’avventura culinaria più stravagante, ce la siamo gustati in zona Bastille. Mentre camminavamo per una delle tre vie principali  del quartiere, ci siamo trovati davanti una scelta ardua. 
 Cosa mangiare per cena?
Il grande problema è che il quartiere non rende facile una selezione; ci sono talmente tanti ristoranti, che l’indecisione regna sovrana.  
Bistrot, cafè, bar de tapas, cucina tipica greca, cinese, giapponese, vietnamita… 
Ma alla fine, dopo aver fatto su e giù per la via almeno due volte, ci siamo decisi...
Ristorante Cubano!
 Havanita Cafè è un locale che serve piatti e long drink tipici dell’america centrale. 
Tutto in questo posto, persino le sedute, ci parla dell’aria cubana. Colori sgargianti, luci soffuse, e un persistente odore di menta e lime. 
Indovinate un po’?  non siamo stati in grado di tradurre tutto il menù, perché non conoscevamo alcuni nomi di pesci o spezie, quindi siamo andati molto alla cieca, alcune cose ci sono piaciute moltissimo altre un po’ meno.  


Non sapere cosa ti aspetta, rende anche l’attesa dei piatti allettante.

 Abbiamo iniziato con  Antipasto per due,  assortito da vari assaggi tipici, sia di carne che di pesce accompagnati da riso bianco e spezie. 
Creme di pesce (ignoto ma ottimo) e verdure, involtini di gamberi, spiedini, e delle salsicce da un sapore particolare, che  non abbiamo gradito molto; sinceramente potevano essere salsicce di qualsiasi cosa, erano troppo speziate e da un colore molto scuro.
 Poi dati i costi molto elevati, abbiamo deciso di prendere un secondo a testa, da dividere a metà per provare il più possibile, nuovi sapori.  Non so quanto sia legale, ma abbiamo assaggiato una bistecca di squalo cotto alla griglia con una salsa molto dolce accompagnato da una cupoletta di riso bianco e contornato da platano fritto ( questo piatto sarà un po’ difficile da rifare a Roma, mi sa che rimarrà solo un sapore lontano).

 

Poi abbiamo preso un piatto a base di pollo in salsa di fiori e spezie, dal sapore un po’ acre, ma che mixato con il sapore dolce e avvolgente del platano fritto, si accoppia benissimo. Le porzioni erano gargantuesche, per questo non abbiamo preso il dolce, eravamo iper sazi!   
Prendere spunto dalle culture culinarie di altri paesi, è una vera  e propria passione, che ci ispira, nel rinnovare piatti quotidiani.  

Le spezie, sono, ciò che più caratterizza un piatto, rendono tutto unico, colorato  e dai sapori esotici.  Conferiscono il carattere ai nostri antipasti, ai primi e ai secondi, danno vita ai nostri dolci.

 Con le spezie possiamo giocare, ma bisogna sempre ricordarsi di non esagerare.  Sto coltivando un sogno, quello di partire per terre arabe, e perdermi nel mercato delle spezie, lo immagino magico. 
Cosa ho imparato dal ristorante cubano? Che si possono mettere in pentola persino i fiori, e che una cupola di riso bianco in ogni piatto, è perfetta, soprattutto se vi è finito il pane! 

Lil.J.

domenica 9 giugno 2013

Versailles

Versailles nei nostri itinerari turistici non poteva mancare. E non dovrebbe farsela mancare nessuno che mette piede in Francia, chilometri permettendo.  A mio gusto, non è il castello ad essere affascinante, ma l’immensità del parco che si snoda in ogni direzione per ampi spazi. La scena è tutta dedicata al verde, ai colori dei fiori, alle forme insolite delle siepi, alle aiuole che tessono sul terreno una texture che pare broccato.
Soltanto camminare nel parco ti fa sentire regale, appartenente a una realtà antica, che continua a vivere nelle mura e negli alberi senza i suoi veri protagonisti. Appena varcate le soglie d’oro, il luogo ti porta indietro nel tempo, facendoti rivivere i secoli di nobiltà francese, rinchiusa in quella prigione di lusso e sfarzi, di boschi e viali ombreggiati dalle betulle. Così è Versailles, ferma nella sua epoca, porta tutti i turisti con sé. Ma nessuno pensa mai alla ghigliottina, tutti pensano alla bellezza di quei luoghi; Tutti pensano : “ Marie Antoinette ha camminato su questo pavimento, e ora ci sto camminando anche io” .


 Questa è la storia di come, per un giorno, mi sono sentita Delfina di Francia.

Io e il mio Delfino, abbiamo deciso di affittare una bicicletta per poter girare al meglio il parco, che è davvero infinito. In questo modo siamo riusciti a vederlo praticamente tutto, e anche a sostare per il nostro pic-nic sulle sponde del Grand Canal.   Non ci sono parole per esprimere tale bellezza, al contrario, un magnifico silenzio è la descrizione adatta della reggia.
 Un silenzio sospeso, proprio come la reggia che rimane librata, a mezz’aria, nel suo tempo.



Grazie alla magia di Versailles, il nostro pic-nic è stato un piccolo sogno.
Da bravi risparmiatori lo avevamo previsto sin dalla mattina, infatti non abbiamo comprato nulla nei chioschi attrezzati della reggia, non vi sto neanche a dire i prezzi.  A fornire il nostro pranzetto, infatti, è stata la nostra Boulangerie di fiducia.  Che invenzione fantastica le boulangerie. Forniscono le colazioni più burrose e cioccolatose che esistano, baguettoni ripieni, pane sempre fresco, quiche e dolcetti vari, il tutto a prezzi onesti.

Ma tornando all'incantesimo chiamato Versailles; c'è una parte, che non tutti i turisti riescono a raggiungere, perchè è parecchio lontana dal castello, quasi tutti si fermano al canale artificiale; ma i più curiosi, arrivano al Grand e le Petite Triannon. Se davvero volete essere affascinati, le vere scintille le produce "l'Hameau de la Reine" il borgo della regina. Luogo fatto commissionare da Maria Antonietta, che voleva a tutti i costi sfuggire da quella realtà nobiliare, che opprimeva il suo spirito. Grazie alla tranquillità e alle semplicità campestre, l'hameau, è capace di far dimenticare qualsiasi problema. Le casette, la fattoria, il laghetto ti accarezzano, ti abbracciano, ti tranquillizzano.  

semplicemente meraviglioso.

Lil.J

Amore a prima vista per la pita ripiena!

Il nostro viaggio tra le vie e i sapori di Parigi continua...


Dopo una bella camminata tutto intorno le vie del quartiere universitario, pieno di bistrot e negozi di kebab e falafel, ci siamo imbattuti in un piccolo negozietto chiamato Maoz, davvero economico, ma soprattutto buone porzioni e buonissima pita ripiena. Basta scegliere cosa mettere dentro la pita e poi si può aggiungere qualsiasi condimento e salsa da soli, sarà per questo che i nostri panini strabordavano di roba? ( siamo i soliti scrocconi!) La nostra fantastica pita ce la siamo gustati seduti sotto la bella Notre Dame, a lume di fuoco delle bolas dei giocolieri fuochisti che facevano degli spettacoli di strada.
La pita divenuta  pasto per eccellenza, è stata la nostra salvezza.  Ho deciso di esportarla in Italia, e gustarla nelle giornate in cui la voglia di cucinare non è al top.  Per la pita vera e propria è possibile acquistarla al supermercato, oppure per chi è creativo e ha voglia di fare ho una piccola ricetta da condividere, che ho trovato qualche mese fa in rete, con la quale si riciclano le sommità dei cipollotti, quelle verdi che quasi tutti buttano. Da questa ricetta non si ricava la pita, ma delle specie di focaccine, che si possono fare ripiene e arrotolare, un po’ stile Kebab.


Focaccine al cipollotto.
Acqua calda
350 gr di Farina
Sale q.b
Curry q.b
Foglie dei cipollotti uno o due mazzi a seconda dei gusti.



Per iniziare basterà riporre la farina sul piano di lavoro, e versare poco alla volta l’acqua calda. Lavoro il composto fino a farlo diventare liscio e omogeneo. A questo punto, dobbiamo far riposare l’impasto per circa un ora, nel frigo. Dopo il “ riposo di bellezza” dell’impasto potremo aggiungervi un po’di  curry, naturalmente l’aggiunta di spezie va a seconda dei gusti potete metterle o no, potete variare o mescolare, la cucina è sempre pronta ad accettare la creatività di ognuno di noi! A questo punto, dovremo stendere l’impasto, e versare sopra le foglie dei cipollotti che avremo precedentemente tagliati una parte più fine e una parte un po’ più grossolana, arrotoliamo il tutto, andando a formare una specie di serpente bitorzoluto, che arrotoleremo su stesso facendogli prendere la forma di una spirale, o una girella come preferite voi. Adesso dovremo nuovamente stendere l’impasto, e rifare il procedimento di cui sopra, per almeno tre volte. Dopo potremo dividere il nostro impasto in porzioni più piccole che stenderemo andando a formare le nostre focaccine, a questo punto, potremmo cuocerle con un filo d’olio d’oliva in padella, o al forno, oppure incartarle e metterle da parte in freezer per poi scongelarle quando ne avremo necessità. ( si possono cuocere anche quando sono ancora surgelate, ci mettono pochissimo a farsi)

Queste piccole prelibatezze, sembrano una cosa scema, ma sono davvero gustose, sono ottime in sostituzione della pita! Possiamo farcirle con la carne tagliata a bocconcini, con le verdure, con le falafel o anche mangiate da sole. 

Sgusci on the road...Alla scoperta di Parigi!

Alla scoperta di… Parigi! 

Prima di partire per andare alla scoperta di una delle città più belle al mondo, da bravi turisti, ci siamo informati sulla cucina francese e  sui locali dove mangiare bene e spendere poco; perché purtroppo si sa, che Paris è tanto bella quanto cara! Siamo in una fase della vita in cui vorremmo viaggiare moltissimo e trovarci ogni volta ad affrontare esperienze nuove, fresche e fuori dal comune; Come se il diverso fosse il nostro ossigeno, andiamo alla ricerca di nuovi sapori, di profumi sconosciuti e visioni inimmaginabili, e ci proviamo e ci riusciamo anche nella nostra piccola realtà, anche se le nostre finanze ancora non ce lo permettono a pieno. Basta sapersi arrangiare e munirsi di pazienza,  su internet si possono trovare forum e interi siti dedicati a chi come noi è curioso di conoscere il mondo senza dover  restare a tasche vuote.
Ma il bello del viaggiare non è solo fantasticare su ciò che si vorrebbe vedere o provare, la vera bellezza del viaggio risiede nello scoprire e conoscere la città, ritrovarsi per puro caso in viette bellissime e sconosciute alle guide turistiche, prendere decisioni avventate lungo il percorso, e solo all'arrivo accorgersi di quanto le nostre scelte ci portano sempre nella direzione giusta, anche quando pensiamo di esserci persi; è solo così che scopriamo le vere essenze che vanno a formare il profumo delle nostre destinazioni.
Per riuscire a sopravvivere alla costosissima Parigi basta essere informati su poche ma utili cosucce.
L’acqua in bottiglia nei locali parigini si trasforma in ambrosia, in un elisir di lunga vita, questa è l’unica ragione per cui poca acqua può costare così tanto. Perciò è consigliabile quando si va a mangiare fuori di evitare l’acqua in bottiglia ma di chiedere una caraffa d’acqua del rubinetto, in questo modo il vostro conto risulterà meno salato del previsto.
Come in ogni città, nei luoghi più turistici è normale che i locali costino di più, quindi sono da evitare i bistrot adiacenti ai luoghi più famosi, tuttavia ci sono sempre delle eccezioni, sia bistrot che fanno menù a prezzi fissi, sia locali che non vanno alla ricerca del turista affamato, che pagherebbe oro anche una soletta da scarpa, ma buona cucina a buoni prezzi per tutti.
Una nota super positiva, è che i musei,  sono quasi tutti gratuiti fino ai 26 anni (vai che il budget si assottiglia sempre più!) ed è così che risparmiando sull'entrata dei musei inizi a toglierti mille sfizi, le crepes, il formaggio, il gelato, i macarones…Ah i macarones , passeggiando intorno a Place de la Madelaine, ti ritrovi davanti a Laduree e che fai non lo assaggi un macaron? Ovvio che si! Tanto il Louvre era gratis!  Seduti sulla scalinata del tempio di Place de la Madelaine abbiamo assaggiato questi dolcetti leggendari, senza offesa per nessuno, ma alla fine dei conti ti fanno pagare due bocconi di zucchero puro colorato quanto una pepita d’oro! ( so gusti).  Alla fine dei conti, i soldi che non abbiamo speso per entrare nei musei li abbiamo spesi per i nostri sfizi , ora che ci penso riguardano tutti il cibo, quindi per estensione li abbiamo investiti per i nostri  rotoli e chili di troppo! Togliendo le riflessioni “ mi sento in colpa” post-viaggio, siamo felici e appagati da questo voyage.
Il luogo che più in assoluto mi ha trasmesso la magia di questa città è stata Place Stravinsky. Piazza nascosta dal maestoso centre Pompidou, è briosa e colorata se si guarda la fontana con le statue ideate da Niki de Saint Phalle ( artista che adoro!)  ma è anche placida e tranquilla se si rivolge lo sguardo verso la cattedrale sulla sinistra, maestosa e antica, con un fascino senza tempo.



                                                                     

Per concludere vorrei fare un appello a tutti coloro che nominano Parigi come città dell’amore, questo stereotipo che va avanti da anni, è ora che si fermi. Parigi è romantica perché le luci dei lampioni che si riflettono sulla superficie increspata della Senna evocano un atmosfera gradita agli amanti?  Non ci si può ridurre al solo commento “ Parigi, è la città dell’amore” certo ha anche quello, ma i lampioni sul lungo fiume che creano un clima d’amour, ce li hanno tutte le città d’ Europa! Parigi è città d’arte pulsante, sempre viva, che mescola la città di ieri con la città di oggi e perché no anche la città del domani. Parigi è viva, e caotica. Parigi è morta e statica. Tutto dipende, con quali occhi la guardi, tutto dipende da quale angolo hai deciso di osservarla. Lei sarà lì, sempre pronta a stupirti appena giri l’angolo, e sarà soddisfatta, solo a percepire il tuo sorriso, nel mirare le sue stranezze, nel lasciarti abbandonare ai suoi profumi, nel perderti e ritrovarti in una città che non è la tua, ma è come se ti sentissi a casa.

Lil.J.