venerdì 30 agosto 2013

Crostata di Lamponi.

Ecco la ricetta di questo dolce succulento e profumato!

Per fare un tavolo ci vuole il legno,
per fare il legno ci vuole l'albero....
per fare la crostata ci vuole la pasta froo o llaaaa...

La canzoncina non è il massimo, ma il punto è, per fare una buona crostata bisogna fare una buona pasta frolla. 

Ingredienti per la frolla:
 
300 grammi di Farina
150 grammi di burro
130 grammi di zucchero
2 uova intere
La buccia di un limone grattugiato

Far sciogliere il burro a bagno maria.
Porre la farina su una tavola, facendola sembrare un vulcano. 
Aggiungere nel cratere le uova, la buccia del limone grattugiato, lo zucchero ed il burro sciolto.
Ci possiamo aiutare con una forchetta oppure impiastricciarci e mescolare tutto con le mani, a me diverte più la seconda.
Quando l'impasto sarà liscio, possiamo farlo riposare per una mezzoretta. 

Dopo il riposo di bellezza dell'impasto, basta stenderlo con il matterello e adagiarlo su uno stampo per torte ( precedentemente imburrato e infarinato).
Bucherellare l'impasto  con la forchetta.
Svuotare un barattolo di marmellata ai Lamponi da 320 grammi sull'impasto.
Con l'impasto che avanza, possiamo imbellettare la nostra crostata con le solite striscioline incrociate oppure fare una simpatica crostata a pois. Oppure lasciarla nuda e sfornare una teglia di biscotti croccanti.

In cucina oltre al gusto ci vuole  tanta creatività.

In forno per 20-30 minuti a 180 gradi.

Vi accorgerete subito quando sarà pronta, perché la vostra cucina sarà inondata di un buonissimo profumo di lamponi.

Bon Appétit!

giovedì 29 agosto 2013

" Essentia"

Avere così tanto da scrivere e non sapere da dove cominciare. Ho la mente carica, pronta ad esplodere.

Assistere agli spettacoli della Donazione della Santa Spina di Montone, è sublime. Una settimana colma di amore per il proprio rione, teatro e rievocazioni medievali.

 La mia mente è pronta per sparare il primo colpo, il proiettile di stasera colpisce fino in fondo il cuore di coloro che amano il teatro.  Il mio respiro teso a metà polmone, lo devo ad “Essentia”, lo spettacolo del rione porta del borgo.  


Alle porte del chiostro ti accolgono la musica, preludio allo spettacolo, con i suoi ritmi profondi che riempie lo stomaco, e le fiammelle delle fiaccole accese che si muovono secondo il vento e il ritmo musicale.
Un percorso quasi purificatorio, che ti porta al centro, di quello che di lì a pochi secondi diventerà un micro universo. 

Una volta espiate tutte le colpe, gli spettatori sono ansiosi di guardare la scena, si è pronti per assistere allo spettacolo, la storia di Braccio Fortebracci, scandita dal movimento delle stelle,  e dalla posizione astrologica della terra nei momenti decisivi del Fortebraccio.

 Nel chiostro del borgo vecchio, intorno al pozzo, il pubblico ruota per mirare lo spettacolo, ogni lato è un palcoscenico, ogni palcoscenico viene calpestato da un elemento naturale. 

Ho visto calcare il palco all'Acqua,  alla Terra, poi al Fuoco ed infine l’Aria. 

Gli elementi naturali accompagnavano Braccio nel suo percorso, con le rispettive ombre, le relative luci e i riguardanti suoni.

360 gradi  di emozioni da mozzare il fiato.
360 gradi di puro teatro.

Le luci colorate, ognuna rappresentante un elemento particolare, s’incrociavano con le volti a crociera, sfumando le une con le altre: l’azzurro con l’arancio,  poi  il rosso ed infine l’argento. Generavano ombre superbe, sconvolgevano la vista ed il cuore. Gli elementi si sentono, si vivono e si conoscono. 

Uno spettacolo mistico, che ti trascina indietro, nella storia di Montone, affianco alla sua figura storica.

 Lo spettatore è al centro di quel microcosmo, che ruota per accompagnare il protagonista lungo la sua vita, insieme agli elementi naturali che ci fanno assistere alla sua nascita, alle sue battaglie, alle sue sconfitte ed infine alla sua dipartita. 

“ Cielo e terra si compongono e prendono forma dai vitali elementi che generano specie, tipi e differenze. L’acqua, la terra, il fuoco e l’aria, diversamente amalgamati, dominano il creato e pur le stelle e segni che foggiano la vita e lo destino umano…”

 L’acqua era  donna, saggia ed altezzosa, come lo è l’acqua che sa di essere sia trasparente che torbida. Cancro, scorpione e pesci sono l’inizio della storia, rappresentano  la nascita del capitano di ventura Braccio Fortebracci, siamo nel 1368, siamo nel primo giorno del mese di  luglio.

La terra era una donna- albero, maestosa, alta, nobile,  donna radicata in sé stessa; creata da mille rami, che con le ombre parevano moltiplicarsi.  4 Maggio 1416 Toro, Vergine e capricorno accompagnano il capitano Braccio, in una delle sue vittorie, la conquista della città di Perugia, sua città natale.

D’improvviso, la musica e le luci cambiano, si fanno sconvolgenti ed agitate, la calma dell’acqua e della terra si trasforma in burrasca inquieta, scandita dal movimento di corpi impiccati.

10 Agosto 1419 appaiono Leone ariete e sagittario ad irritare la vita di Braccio; il Papa, Martino V Colonna, lo fa scomunicare, su ausilio della sua consigliera, magra, nera, rigida e ossuta.

 Infine l’Aria, donna soave, capace di donare la sua leggerezza anche agli animi più appesantiti.  4 Giugno 1424, Gemelli Bilancia ed Acquario accompagnano Braccio verso la totale sottigliezza, egli abbandona il suo corpo per far levitare la sua anima verso il vento, racchiuso in una trottola di veli, ed ancelle vestite di bianco.

“ Non vi è fine per chi affida all'aria i propri ideali”


Grazie Montone.
Grazie Rione Porta del Borgo Vecchio. 

La Donazione della Santa Spina. Una settimana nel Medioevo.


Tra i vicoli di Montone, si può sentire il profumo dei capelli di Madonna Margherita Malaspina, si ode persino il fruscio delle sue vesti, pesanti e colorate. 

Si sentono sbattere ad ogni passo, le armature dei soldati, e il tessuto delle bandiere che sventola nell'aria.


Si possono respirare, la fierezza e la vittoria, portate nell'aria dalle conquiste di Carlo Fortebracci.

Montone fa scorrere indietro le lancette dell'orologio, esse girano veloci, vorticano fino al loro arrestarsi. Bruscamente ci ha portati nel XIII secolo. Bruscamente, davanti ai nostri occhi, il Medioevo. 



Potrei scegliere di immedesimarmi in una dama, dalle vesti di tessuti preziosi e colorate; oppure essere un soldato dall'armatura scintillante e pesantissima, o ancora divenire il signore di Montone, un capitano di ventura; o perché no, un contadino, umile nelle vesti.
Perché per girovagare per Montone bisogna trasformarsi, è la mia stessa mente a costringermi a diventare qualcuno diverso da me ( ma non troppo).
Quest'anno scoprendo Montone ho scoperto la Donazione della Santa Spina.

Per una settimana, gli abitanti di Montone danno una mano all'immaginazione, si torna nel Medioevo, tra bandiere, bandi di sfide e stornellate. 
I tre Rioni del borgo, si sfidano l'un l'altro, a suon di frecce e spettacoli teatrali, per vincere il palio e per far eleggere la propria Castellana, la Castellana di Montone.


Come prima prova i Rioni  Borgo Vecchio,  Monte e  Verziere dovranno, in un piccolo spettacolo teatrale, detto bandi di sfida, esaltare le proprie qualità e far apparire gli altri rioni come privi di virtù. Questa prima prova è davvero spassosa, perché il tutto viene affrontato dai teatranti in chiave comica.


Nei giorni consecutivi i Rioni dovranno affrontare, la prova di tiro con l'arco e le stornellate. 


La stornellata, è uno spettacolo teatrale, in cui viene di solito rappresentato ( ogni volta in chiave diversa) la storia di Montone, e dei suoi signori. Questa è la mia prova preferita, e anche la più importante, perché si vede l'impegno e anche il talento di chi vi partecipa.

Anche se quest'anno era la prima volta che partecipavo alla Donazione, devo fare i miei complimenti, a chi ha scritto, recitato, diretto, cucito, allestito, aiutato per poter creare la stornellata "Essentia" del rione Borgo Vecchio. (ma per descrivere questo spettacolo farò un post a parte)

Il penultimo giorno invece, si può assistere allo spettacolo degli sbandieratori di Perugia, semplicemente magnifico, colorato, che ti lascia  ogni momento col fiato sospeso. 

Mentre i tamburi suonano, e profondi ti rimbombano dentro, si vedono correre e saltare le bandiere, ognuna di un colore diverso, e tu sei lì, che osservi come un bimbo stupito, e non ti capaciti del tutto.

L'ultimo giorno, purtroppo chiusura di questa splendida settimana, vi è la sfilata Medievale, a cui ho avuto il piacere di partecipare. Ogni Rione sfila con i propri costumi per tutto il Borgo, fino ad arrivare alla rocca, dove si terranno gli ultimi spettacoli, come duelli tra cavalieri e finalmente la Donazione della Santa Spina, donata a Carlo Fortebracci, dalla Serenissima Repubblica di Venezia, per aver scacciato i Turchi.

Sfilare con quegli abiti, anche se un po' pesanti, è stato fantastico. Lo rifarei più e più volte, e spero di farlo anche il prossimo anno. Il vestito lungo, colorato e pieno di ricami ti fa camminare a mento alto, è impossibile non sentirsi una donna dell'epoca.

Camminare lungo i vicoli del borgo, con quelle vesti e al passo con i rulli di tamburi, rievoca alla perfezione le atmosfere Medievali.







Lentamente, passeggiare verso la rocca, con il proprio cavaliere, mano nella mano.

Che Meraviglia.

sabato 24 agosto 2013

Umbria tradizionale e creativa.


Dopo la settimana tutto mare e sole a Lampedusa, mi sono rifugiata, con lo sguscio nella sua terra natale.
Dal caldo afoso romano, che attanaglia i poveri corpi dei lavoratori della capitale, abbiamo migrato verso l'Umbria dove l'estate è tutta fatta di un caldo contenuto, di leggere brezze durante il giorno, e venticelli freschi ( anche da maglioncino) di notte. La nostra idea era quella di una fuga dalla grande città per riuscire a studiare per gli esami di settembre, ma alla fine si è trasformata in una settimana di extra relax, cibo buono e giri in bicicletta.

Ad Umbertide si respira sempre aria diversa,ma non solo perché è più pulita.

Svegliarsi la mattina, accorgersi che il latte è finito, e non cadere nella totale disperazione ( cosa che sarebbe accaduta se fosse successo nella mia cucina a Roma) la soluzione è semplice, montare in sella alla bicicletta e pedalare verso il supermercato per sanare i vuoti del frigorifero. ( la risposta a questa mia frase da parte di un Umbertidese doc è la seguente > se se spetta ch'ariva 'l freddo.) Ma a me piace pensare che la vita è sempre così, semplice e con meno arrabbiature.
Ad Umbertide è come se la fretta non esistesse.

Giri in bicicletta lungo il Tevere ancora adolescente, merendine a base di pizza con la cipolla ( che bontà), libri a 0,50 centesimi del mercatino del mercoledì mattina,  passeggiate sotto la Rocca e chiacchiere cordiali con amici e parenti dello sguscio, questa è Umbertide, il tutto avvolto dal profumo del paté di fegatelli spalmato sul pane senza sale e l'odore pungente della brace.

 Una sera ci siamo concessi una cenetta di lusso, siamo andati al " Ristorarte lo Zibù", dove ci siamo trovati benissimo, e abbiamo mangiato piatti ottimi. L'aria che si respira entrando allo Zibù, è accogliente,  piena d'impegno da parte dei proprietari ma soprattutto è aria piena di creatività.
Da notare le bollicine di benvenuto accompagnate dalle patate fritte ( quelle vere, tagliate e fritte sul momento), la tavola ben apparecchiata con pezzi moderni, e la gentilezza dello staff.
Abbiamo iniziato la cena con un antipasto, adagiato su una cesta ampia, fornito di tante porzioni diverse tutte stuzzicanti, come crostini assortiti, mini tortini ripieni, formaggi da gustare con miele e marmellata di cipolle rosse e salumi. Per primo ho scelto di viziarmi con gli gnocchetti al tartufo, semplicemente un sogno da ricordare con nostalgia. Per secondo lo sguscio si è preso la tagliata lardo e tartufo, altro che la scioglievolezza dei lindor, era ottima, saporita e ben condita. Infine per sanare lo spazio destinato al dolce, ( si sa, che anche se si mangia tantissimo lo spazio per il dessert c'è sempre) ci siamo presi un tortino al cioccolato con il cuore caldo accompagnato dal gelato alla crema, il contrasto caldo- freddo è perfetto e il cioccolato non passa mai di moda per le mie papille gustative. Cena da dieci e lode!

http://www.tripadvisor.it/Restaurant_Review-g1062574-d2067458-Reviews-Ristorante_Zibu-Umbertide_Province_of_Perugia_Umbria.html

Che dire se non, che già mi manca l'aria umbra, ma tanto già l'ho detto allo sguscio, ci torniamo presto, a Novembre ci aspetta la Festa del Bosco di Montone.

martedì 20 agosto 2013

Taccuino del viaggiatore.



04 Agosto 2013

Destinazione Cala Creta. Vista sul faro che affaccia sulle falesie, sui dammusi eleganti, sulle onde azzurre, sui ragazzi spericolati che si tuffano, sui gabbiani che volano sul pelo dell'acqua. All'ombra della scogliera è possibile vedere tutto questo. Il pensiero di oggi va al colore del cielo, che nei momenti che precedono il tramonto si tinge di un tenue color cipria. Un rosa pallido capace di risaltare il blu del mare. Rende la linea dell'orizzonte netta e precisa. Un eyeliner blu oltremare su una palpebra rosa che sfuma in nuvole bianche.



05 Agosto 2013.

Il pensiero di oggi va alla notte che piomba su Cala Croce.
Erano anni che non vedevo le stelle così nitide. Erano anni che non m'inebriavo sulla sabbia con del buon vino e degli amici. Le stelle, così perfette, parevano antri luminosi di un drappo pesante e nero. Le solite voci remote che si sentono dalla spiaggia. La cala tutta per noi. Serata avvolta in fruscio di seta romantica.

06 Agosto 2013.

Destinazione isola dei Conigli. Dicono sia una delle più belle spiagge al mondo. Non gli si può dar torto a chi lo dice. L'isola dei conigli è una piccola baia protetta da rocce alte, è così bella che le tartarughe Caretta Caretta la scelgono per deporre le proprie uova. L'acqua è cristallina e luminosa. Le rocce che avvolgono la cala a prima vista appaiono come curve di donna, sinuose e morbide, ma con più attenzione si trasformano in punte aspre. L'isola dei Conigli è il paradiso terrestre.


07 Agosto 2013.

Il pensiero di oggi va al nostro aperitivo. Una bevanda e le patatine, niente di memorabile. Ciò che invece ha reso magico il momento è il luogo in cui abbiamo sorseggiato il nostro spritz. O'scià club è un locale situato su una punta estrema dell'isola, precisamente tra Cala Ruperta e punta Alaimo, una di quelle che si tuffa ripida nell'acqua marina. Locale quasi interamente a cielo aperto, con vista mare, stelle ma soprattutto il più bel tramonto mai visto.

http://www.tripadvisor.it/Restaurant_Review-g262047-d4553263-Reviews-O_scia_Club-Lampedusa_Islands_of_Sicily_Sicily.html


Taccuino del viaggiatore. 03 Agosto 2013.

Il primo pensiero della giornata va al punto più a sud d'Europa: Punta Sottile.  Ha qualcosa di piacevole guardare lo scoglio appuntito, che altro non è che l'ultima terra d'Europa. Pensare, che dopo di lui c'è solo il mare. Dopo di lui c'è l'Africa, un continente nuovo di colori e profumi. Anche se sei vicino alla costa, ti senti sospeso tra i due continenti, ti senti come se dovessi scegliere su quale dei due attraccare.


Il secondo pensiero va all'acqua azzurra della Tabaccara. Mai vista acqua più limpida e cristallina. Talmente trasparente da poter vedere i movimenti della luce sulla sua superficie. Così tersa che tuffandomici dentro pareva di nuotare nei raggi del sole.



                                                             


















Il terzo pensiero va alla scogliera del lato nord di Lampedusa. Il perimetro rivolto verso l'Italia è altissimo e roccioso. Una scogliera ripida che si butta a capofitto nel mare.
Stando sotto di essa non si può far a meno di  guardarla, è magnetica, attrae tutti gli occhi su di sé anche se incute un certo timore, perché pare venir giù ad ogni sguardo.



Il quarto pensiero va alla statua della Madonna sommersa nel mare.
La barca si ferma, ti metti la maschera e ti butti nell'acqua fredda, cercando di nuotare verso il punto in cui, proprio sotto di te, dovrebbe trovarsi la statua.
Lei è lì, circondata dal blu profondo e dai pesci neri, che guarda verso l'alto, come a cercare il cielo, come a cercare a te.
Una statua sommersa, ha un non so che di mistico, che ti scuote, che intimorisce e che allo stesso tempo ti attrae. Fa paura. Il suo volto marmoreo è scolpito nelle mia memoria. Ricordare i suoi occhi è come essere trattenuta nell'oscurità marina.



Il quinto pensiero del giorno va alle meduse, di cui ho timore smisurato. Ma di cui ammiro il modo calmo di affrontare le grandi onde.

L'ultimo pensiero di oggi, va al domani, sperando che io possa ancora essere affascinata da questo mare, dopo aver riempito gli occhi di tante bellezze.

O’ scià che tradotto dal dialetto lampedusano all'italiano significa: Amore mio.




Lampedusa ha trasformato in realtà tutte le mie aspettative. 
Come un giovane Cavaliere innamorato, ha conquistato una parte del mio cuore con il suo essere brulla, con la sua acqua limpida e azzurra, con i suoi abitanti cordiali e tanto altro.

Consiglio numero uno per i deboli di cuore in aereo: non guardate fuori dal finestrino quando l’aereo atterra, perché pare che il capitano stia facendo un atterraggio di emergenza su uno scoglio. Ma tranquilli è tutto normale, toccherete terra dopo poco, e vi lascerete tutto alle spalle non appena uscirete dalle porte automatiche dell’aeroporto. Proprio da qui comincia la mia avventura lampedusana, con il chiudersi di quelle porte e con il caldo africano che mi si è stretto al corpo nel giro di pochi secondi. Come ogni vacanza degna di chiamarsi tale, mi hanno accompagnato nel viaggio alcuni libri, anzi più che libri, mi ha accompagnato uno scrittore in particolare. Calvino ormai è presente ad ogni mio movimento. 



Taccuino di viaggio ispirato.

L’Isola e i confini.                                    


Il viaggiatore che arriva a Lampedusa, non può fare a meno di stancare gli occhi. 
Egli si sforza di cercare il verde; si gira alla ricerca anche di uno solo albero. 
Fino a quando i suoi occhi, talmente pieni di terra arida e brulla, non troveranno almeno un cespuglio, non smetteranno di osservare il paesaggio. 
Arrivato alla cittadella, scacchiera di palazzine basse color sabbia, ocra e rosa pallido, i suoi occhi bruceranno ancora, stanchi di mirare un paesaggio monocromatico. 



I bulbi infiammati, si riprenderanno al tramonto, quando la stella, ormai stanca, si poserà sul precipizio del mare, e dipingerà la luce di arancio e viola tenue. Una luce  nuova, che non stanca gli occhi, ma li nutre di nuove ombre.

A curar definitivamente la vista, vi è il mare:
Perimetro azzurro dell’isola, che si propaga in un area blu scura, e termina bruscamente in una linea sottile,confine tra acqua ed aria.












L’isola e le sfumature.

Il viaggiatore stanco, con solo il sonno in mente, troverà piacere sdraiato su una roccia coperta da un telo. Potrà sognare scortato dalle sfumature marine. Potrà dormire accompagnato dal vento salmastro. 

Il respiro del viaggiatore esausto andrà calando. 
Le sue palpebre si chiuderanno . 
Chiudendo gli occhi, continuerà a camminare, sino ad arrivare dinnanzi le porte del regno di Morfeo. 
In sogno egli vedrà cose fantastiche. 
Acque opalescenti mosse dalla brezza marina. 
Grotte illuminate da pochi raggi di sole.  
Rocce erose da vento e mare, tanto appuntite al tatto quanto dolci alla vista. 
Statue di Madonne sommerse nelle profondità marine. 
In sogno egli vedrà le sfumature del mare e della roccia, poi quelle che roccia e mare producono assieme. Come se i suoi occhi non potessero più vedere altri colori se non il nero e il grigio che sbiadiscono nell'azzurro, nel turchese ed infine nel blu. 



Quando il viaggiatore si sentirà appagato di tanti colori e non sentirà più stanchezza nel corpo, aprirà gli occhi e scoprirà, che Lampedusa ha un potere. Sta al viaggiatore intuire quale: se l’isola è capace di intromettersi nel sonno altrui, facendo in modo, di far sognare i propri paesaggi o se  ella ha il potere di trasformare i sogni in realtà.


Grazie Lampedusa.