Eccola la sensazione di malessere ed eccitazione che ho
provato subito prima di buttarmi. La provo nuovamente solo guardando quest’istantanea.
Angoscia ed adrenalina si miscelavano
perfettamente per dar vita ad un impasto che mi ha lasciato senza fiato.
Mi butto o non mi butto?
In piedi, su uno scoglio con sotto il mare profondo pronto
ad accogliermi a braccia aperte.
Mi butto o non mi butto?
Il mio corpo trema e l’ossigeno mi si blocca nella gola.
Mi butto o non mi butto?
Sono forte penso, e non mi lascio impaurire dall'altezza.
Mi butto o non mi butto?
Era auto convincimento il pensiero di prima? O penso davvero
di potercela fare?
Mi butto o non mi butto?
Tuffarsi da una scogliera per sprofondare nell'acqua
gelida.
Questo salto è il simbolo che posso fare qualsiasi cosa.
È la
firma ad ogni mio successo.
È la forza che mi rialza ad ogni mio insuccesso.
Quanto può racchiudere un semplice tuffo?
Mi butto o non mi butto?
Se me lo continuo a chiedere, non mi butterò mai, non riesco
a dare una risposta concisa quando sono sul confine di una scogliera.
Quando ero seduta
sotto la scogliera ho pensato di volermi tuffare, mi sono arrampicata
frettolosamente perché volevo farlo con tutta me stessa, ma arrivata lì, sul
bordo, ho visto tutto quello che mancava da sotto i miei piedi fino ad arrivare
al mare, era tanta aria un po’ troppa.
Ma quando mi sono ritrovata in discesa nel vuoto, e tutto
intorno a me si è spento, ho capito che avevo deciso, avevo dato una risposta
alla mia domanda.
Ho affrontato i due vuoti che mi impaurivano, quello sotto di me e quello dentro di me e
sono riuscita a farli implodere con un urlo silenzioso.
Strizzando gli occhi
forte, cercando di trovare la sicurezza nel buio e non nella luce.
Aspettandomi di raggiungere l’acqua da un
millesimo di secondo all'altro.
Il vuoto. Il silenzio. Il buio.
Mi sono buttata.
Mi sono Inglobata bruscamente nel mare che è stato capace di
portare via con la sue correnti l’assenza di respiro.
Sono tornata in superficie per cercare l’ossigeno, per tornare a respirare. L’ adrenalina ormai padrona del mio
corpo mi ha fatto salire il sorriso ed il pianto contemporaneamente, e mi ha
scosso e mi ha fatto dire:
-“ Lo rifacciamo?”
L’abbiamo rifatto, e tutto si è ripetuto, in pochissimi
secondi ho ripensato e rivissuto le stesse paure ed eccitazioni. In pochi
secondi sono tornata a prendere la stessa decisione.
Nonostante le paure, ho
ripreso la stessa via, lo stesso salto nel vuoto.
Ringrazio la mia amica e compagna di viaggio Silvia Tudini che mi ha immortalato in questa bella foto, mentre ero col fiato sospeso.