mercoledì 11 settembre 2013

Salto nel vuoto.

Eccola la sensazione di malessere ed eccitazione che ho provato subito prima di buttarmi. La provo nuovamente solo guardando quest’istantanea.  
Angoscia ed adrenalina si miscelavano perfettamente per dar vita ad un impasto che mi ha lasciato senza fiato.
Mi butto o non mi butto?
In piedi, su uno scoglio con sotto il mare profondo pronto ad accogliermi a braccia aperte.
Mi butto o non mi butto?
Il mio corpo trema e l’ossigeno mi si blocca nella gola.
Mi butto o non mi butto?
Sono forte penso, e non mi lascio impaurire dall'altezza.
Mi butto o non mi butto?
Era auto convincimento il pensiero di prima? O penso davvero di potercela fare?
Mi butto o non mi butto?
Tuffarsi da una scogliera per sprofondare nell'acqua gelida.
Questo salto è il simbolo che posso fare qualsiasi cosa.
È la firma ad ogni mio successo. 
È la forza che mi rialza ad ogni mio insuccesso.

Quanto può racchiudere un semplice tuffo?
Mi butto o non mi butto?

Se me lo continuo a chiedere, non mi butterò mai, non riesco a dare una risposta concisa quando sono sul confine di una scogliera.
Quando ero seduta  sotto la scogliera ho pensato di volermi tuffare, mi sono arrampicata frettolosamente perché volevo farlo con tutta me stessa, ma arrivata lì, sul bordo, ho visto tutto quello che mancava da sotto i miei piedi fino ad arrivare al mare, era tanta aria un po’ troppa.


Ma quando mi sono ritrovata in discesa nel vuoto, e tutto intorno a me si è spento, ho capito che avevo deciso, avevo dato una risposta alla mia domanda. 
Ho affrontato i due vuoti che mi impaurivano,  quello sotto di me e quello dentro di me e sono riuscita a farli implodere con un urlo silenzioso. 
Strizzando gli occhi forte, cercando di trovare la sicurezza nel buio e non nella luce.  
Aspettandomi di raggiungere l’acqua da un millesimo di secondo all'altro. 
Il vuoto. Il silenzio. Il buio.
Mi sono buttata.
Mi sono Inglobata bruscamente nel mare che è stato capace di portare via con la sue correnti l’assenza di respiro. 
Sono tornata in superficie per cercare l’ossigeno, per tornare a respirare. L’ adrenalina ormai padrona del mio corpo mi ha fatto salire il sorriso ed il pianto contemporaneamente, e mi ha scosso e mi ha fatto dire:
-“ Lo rifacciamo?”
L’abbiamo rifatto, e tutto si è ripetuto, in pochissimi secondi ho ripensato e rivissuto le stesse paure ed eccitazioni. In pochi secondi sono tornata a prendere la stessa decisione.
Nonostante le paure, ho ripreso la stessa via, lo stesso salto nel vuoto.



Ringrazio la mia amica e compagna di viaggio Silvia Tudini che mi ha immortalato in questa bella foto, mentre ero col fiato sospeso.


sabato 7 settembre 2013

Red Velvet Cake.

Finalmente nella mia cucina, dopo averla sognata e dopo averla immaginata è arrivata lei, la Red Velvet cake.
Ma come ogni cosa che viene troppo idealizzata, immaginata e desiderata alla fine è quasi inevitabile che essa ci deluda. In effetti è accaduto proprio questo assaggiando una fetta di velluto rosso,  il mio parere? la bontà del dolce è inversamente proporzionale alla fatica che si fa nel farla. Quindi, non vale la pena stare lì e mescolare, aggiungere ed aspettare ed infornare e glassare, per poi assaggiare quel boccone, che si, è buono ma non è il massimo. Senza contare che è uno dei dolci più calorici che abbia mai mangiato.
Insomma il mio palato preferisce di gran lunga un semplice ma efficacissimo tiramisù, rispetto alla torta a tre strati farcita e ricoperta interamente di crema al burro, ma si sa, a ciascuno il suo...dolce.
Però se si ha una mamma golosa, ed è il suo compleanno...perché non sperimentare?

Come approcciare a questa tipica torta stratificata dai mille ed uno zucchero:

- tanto tempo a disposizione ( se non siete pratici di pasticceria almeno tre ore volano )
- pazienza
- non essere affetti da diabete

il resto della ricetta lo trovate qua  --> http://ricette.giallozafferano.it/Red-Velvet-Cake.html

N.B le mie critiche vanno al tipo di dolce, e non alla ricetta! le dosi erano perfette e anche i procedimenti molto chiari, quindi ringrazio Giallo Zafferano per avermi guidato verso questa nuova conoscenza culinaria.

Seguendo questa ricetta passo passo, è nata questa bestiola di torta, che pesa e t'ingrassa sola a guardarla, ma oltre a seguire le mosse base per produrla, ho anche aggiunto del mio.

Ad ogni strato di torta, dopo averla farcita con la crema al burro, ho aggiunto dei lamponi freschi e delle gocce di cioccolato, (giusto per renderla più leggera) gli stessi che usato per abbellirla alla base e sulla cima.
Inoltre non contenta di aver sudato mille camicie, e non sufficientemente soddisfatta delle migliaia di calorie contenute per centimetro quadrato, ho voluto ricoprire il tutto da un sottile strato di glassa fondente di colore rosso.

Questa idea ( malsana idea) la devo al bombardamento mediatico, che mi fa il lavaggio del cervello con ottomila programmi tv dedicati alla pasticceria, in particolare alle torte ( vedi cake boss- torte da record- torte da matrimonio cercasi- torte in corso con renato- il re delle torte- torte e ancora torte).
Buddy mica te lo dice che per stendere il fondente bisogna avere dei muscoli ben sviluppati, insomma io sono piccolina per stendere quel coso ci siamo dovuti mettere a mattarellare in quattro.


No, sono decisamente il tipo da :  mi piace cucinare, mi piace provare nuove ricette, ma non voglio costruire la torre di babele con il pan di spagna.
(senza nulla togliere a chi lo fa, buon per voi).
Buon esperimento per chi come me, è curioso ai fornelli...e..buon lavoro per chi è ad un livello avanzato tale, da poterla fare ad occhi chiusi!

E voi che tipi siete?

Bon Appetit!