Ultimamente è lì, che viene inserita nel vhs della mia
memoria, la cassetta, di quel momento.
Noi due, in una delle nostre uscite, una di quelle che non
sapevamo mai come sarebbe andata a finire. Eravamo in macchina e tu avevi
comprato una rosa.
Non per me, per tua mamma.
Devo ammetterlo lì per lì quando hai tirato fuori il
portafoglio davanti a “rosario” ho pensato che eri il solito romantico e forse
ho anche sorriso, ma poi tu con il tuo sguardo un po’ arcigno hai risposto ai
miei pensieri: “è per mia madre”.
Mi hai fregata, come facevo sempre io con te, abbandonandoti
nelle domande speranzose, solo che io ero più stronza.
Eravamo in macchina e tu avevi comprato una rosa per tua
madre, stavamo per andare a mangiare la sacher in quel posto. Poi in prossimità della stazione accosti.
Abbassi il finestrino, la chiami. Si avvicina.
La rosa sul cruscotto. Scendiamo. Ricci lunghi biondi quasi come i miei. Era tua madre e mi hai presentato, anche se lei mi conosceva
già molto bene da qualche anno. È stata gentile con me ed ha sempre dimostrato
di avere un microscopico pensiero nei miei confronti, perché quando ti chiamava
e sapeva che eravamo insieme, ti chiedeva sempre mie notizie. Anche una volta
mi dissi che ti aveva chiesto di me durante una cena. Forse è per questo
microscopico pensiero che lei conservava per me, che io da un anno a questa
parte continuo a tornare sulla scena della stazione, di quando quell'unica
volta ci siamo sorrise vicendevolmente. Mentre sono in auto e guido, torna la
rosa sul cruscotto, torni te che la chiami, torna lei che ci saluta e guarda la
rosa; poi passa gli occhi su di te e sorride e da brava mamma ti ammicca come
per dire “ ah gli hai comprato anche una rosa” e tu rispondi al suo sguardo
dicendole che la rosa l’hai presa per lei. La rosa sul cruscotto è nella mia
mente e torna quasi tutte le mattine.
Quella fu l’unica volta che la vidi.
Poi quell'altro giorno, in cui dovevamo essere tutti riuniti
per te, mio amico caro, sotto le arcate immense della chiesa, tra le panche e
l’odore dell’incenso io non sono venuta. Avevo un esame ma non fu solo per
quello, fu anche perché io, i funerali, non riesco a sostenerli. Mi sono
chiesta e richiesta cosa fare in un contesto simile.
Ci vado? Non ci vado?
Decisi di svegliarmi presto, di partire da casa prima del
dovuto, per fare una deviazione al mio tragitto verso la chiesa, per prendere
una rosa e lasciarla, stavolta, sulla panca di legno dove ti saresti seduto
poco dopo, per salutarla.
Così il mio ricordo si sarebbe trasformato, da sorrisi e una
rosa sul cruscotto ad una rosa sulla panca della chiesa e lacrime.
Non ho voluto.
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